Non è un caso che l’inizio della storia vitivinicola della Famiglia Di Carlo risalga
al Risorgimento: coraggio, passione e visione rivoluzionaria hanno sempre
accompagnato l’azienda di generazione in generazione. Sono trascorsi oltre
due secoli dai primi successi di Camillo e Nicola, tutto è cambiato nel tempo, ma oggi
la guida di Giannicola con i figli Federico e Daniele conserva quella tenacia abruzzese
che non ha paura di affrontare sfide all’apparenza impossibili.
È stato così nel 1991 quando la produzione è stata convertita al Biologico come mai
prima era accaduto in Italia, così come in seguito è avvenuto con la certificazione
Vegan, i vini privi di solfiti e le fermentazioni naturali in anfora e ancestrali. Traguardi
importanti ma che per la Famiglia di Carlo rappresentano solo il principio di quello che
è possibile fare coniugando etica dell’uomo, cultura del lavoro e rispetto del territorio.
La Famiglia Di Carlo ha sempre
posto l’equilibrio tra uomo, tempo
e natura al centro della filosofia
produttiva, trasformandola in un’autentica
scelta di vita. Essere pionieri del biologico
ha dimostrato come l’eccellenza vitivinicola
non ammetta scorciatoie o espedienti, ma
è stato solo un primo passo verso i futuri
obiettivi aziendali.
Ogni scelta si rivela un
impegno concreto: la bioarchitettura di
tutte le strutture del centro aziendale che
si integrano naturalmente con il paesaggio circostante, l’utilizzo di materiali a basso
impatto per una sostenibilità totale,
la presenza della cromoterapia e della
musicoterapia negli ambienti di lavoro per
rendere tutti partecipi di una visione etica
e condivisa.
Il Vigneto Bio-Dinamico Energetico, figlio
delle intuizioni e delle ricerche di Giannicola
Di Carlo: arte e colori adornano terra e filari,
rendendo il vigneto un tempio dove natura
e uomo si fondono con l’energia dei colori
per far risuonare all’unisono piante, esseri
viventi e cosmo.
Grazie al progetto “Vini per
la Vita”, il Vigneto Bio-Dinamico Energetico
viene diffuso anche in altre regioni d’Italia
dalla Famiglia Di Carlo, riscoprendo il
potenziale di alcuni terreni abbandonati
ma vocati alla grande viticoltura, il tutto in
un’ottica di economia circolare e virtuosa.